Introversione ed estroversione
Chi mi conosce di persona sa che, nello spettro da estroversione a introversione, mi colloco decisamente dalla parte degli introversi – e con me si trova dal 30 al 50% delle persone.
Questa distinzione non ha niente a che fare con la timidezza o la capacità di relazione. Si basa invece sul modo di rapportarsi al mondo esterno e reagire agli stimoli: mentre le persone estroverse danno il meglio di sé in situazioni ricche di stimoli esterni, quelle introverse tendono ad evitarli per potersi sentire in equilibrio.
Se gli stimoli sono troppi (ad esempio in luoghi affollati, rumorosi, interazioni con un grande numero di persone allo stesso tempo, eccetera), chi si identifica come introversa può esaurire rapidamente le proprie energie mentali e avere bisogno di solitudine e quiete per ricaricarsi.
Fare spazio per diversi stili
La cultura in cui siamo immersi tende a premiare l’estroversione, vista come prerequisito e sinonimo di successo e popolarità. Ma così, collettivamente, ci perdiamo i contributi e le qualità delle persone introverse. Abbiamo bisogno delle caratteristiche sia dell’introversione, sia dell’estroversione – e di tutte le sfumature che stanno tra le due.
Come esseri umani siamo molto bravi a ripetere questo schema un po’ con tutte le fonti di diversità: consideriamo una polarità vincente, desiderabile, magari addirittura migliore dal punto di vista morale, mentre la polarità opposta viene marginalizzata e non ci chiediamo qual è l’informazione o contributo utile che potrebbe portare alla creatività e alla crescita di un’organizzazione.
Certo, è una sfida entrare nell’ordine di idee di considerare la diversità come una ricchezza, e soprattutto mettere in pratica questa visione nella quotidianità delle nostre relazioni personali e lavorative.
Il tema è decisamente vasto e complesso e ci mette in gioco come persone e come collettività. Intanto un piccolo primo passo è utilizzare i suggerimenti di questo post per creare uno spazio più accogliente nel gruppo. Così puoi favorire la partecipazione non solo di chi si identifica come introversa/o, ma anche per esempio chi è da poco arrivato in un gruppo, chi per motivi fisici o personali ha più difficoltà a parlare, chi parla l’italiano come seconda lingua, e le voci minoritarie in generale.
Suggerimenti per un gruppo accogliente
Come possiamo sostenere le persone introverse a dare il meglio di sé, e quindi arricchire tutto il gruppo del loro contributo?
Il segreto sta nel creare spazi per la riflessione personale e per l’interazione in piccoli gruppi o a coppie, e nel fare in modo che discussioni siano fluide, senza bisogno di “lottare” per prendere parola.
Insomma, equilibrare diversi modi di interagire e impostare le attività, proprio per dare spazio a tutti gli stili di relazione.
Ecco alcuni esempi.
- Giri di parola: per dare opportunità a tutte le persone di prendere la parola a turno. Questo tra l’altro predispone all’ascolto (perché so che il mio turno di parlare arriverà) e lascia tempo per pensare.
- Se invece la discussione procede in maniera più ‘libera’ possiamo periodicamente chiedere se qualcuno che non si è ancora espresso ha voglia di intervenire, magari facendo un rapido check guardando negli occhi le persone per cogliere eventuali cenni.
- Il bastone della parola (un oggetto che passa di mano in mano e dà diritto di parola) può aiutare a creare un’atmosfera di ascolto e concentrazione, soprattutto se si discutono temi personali o complessi.
- Specie per gruppi numerosi, prevedere momenti di riflessione a coppie o piccoli gruppi prima di riportare al gruppo intero.
- Lasciare qualche istante per pensare individualmente, ad esempio prima di condurre un brainstorming o prima di un giro di opinioni su un tema.
- Costruire insieme al gruppo accordi di base che rendano più semplice la discussione in gruppo: per esempio: non interrompere, invito all’ascolto attivo o altri accordi simili.
Per approfondire
Un libro: Quiet – il potere degli introversi in un mondo che non sa smettere di parlare. Susan Cain
Un altro Ted Talk: L’attivismo ha bisogno degli introversi, di Sarah Corbett. Mi ispira l’idea di trovare forme diverse di attivismo e sensibilizzazione oltre quelle a cui siamo più abituati. (Sottotitoli in francese, spagnolo e altre lingue, non in italiano)
Mi chiamo Martina e sono una facilitatrice: accompagno il tuo gruppo o la tua organizzazione a tirare fuori il meglio di sé e a mettere in pratica nuovi modelli per lavorare insieme.